Nella storia dello stabile di Via Forno Vecchio come sede delle attività universitarie
della Facoltà di Architettura di Napoli, l’ aula S.0.5, al piano terra dell’edificio, ha sempre rappresentato l’unico spazio in cui dar libero sfogo alle idee ed alla creatività degli studenti, in cui organizzare incontri, dibattiti e laboratori autorganizzati ed autogestiti.
Abbandonata dalle programmazioni didattiche a causa della poca luminosità, della mancanza degli impianti di climatizzazione, della paradossale “servitù di passaggio” che grava su di essa perché gli addetti alla manutenzione degli impianti di climatizzazione possano effettuare il loro lavoro, è divenuta ,grazie alla presenza costante degli studenti della facoltà, un fondamentale luogo di incontro e socializzazione, nell’idea che lo scambio umano sia alla base di qualunque programma formativo.
A partire dall’ autunno 2008, con la mobilitazione contro la legge 133/08, l’ aula diviene il luogo delle assemblee, delle rivendicazioni sulle carenze formative della didattica e sui servizi agli studenti, delle istanze sulla riappropriazione degli spazi proprio nel luogo dove si formano i professionisti della progettazione degli spazi.
Oggi l’aula resta autogestita dagli studenti ed è sede delle attività del Collettivo Breakout. Autogestione vuol dire che tutti gli aspetti della sua vita sono legati alla responsabilità degli studenti che ogni giorno la utilizzano, basti pensare alla raccolta differenziata dei rifiuti che ivi è la regola, anch’ essa ovviamente lasciata alla gestione studentesca, così come la sua pulizia.
È un luogo dove il valore quantitativo del tempo cede il passo al corrispondente qualitativo: l’università non è solo un luogo di acquisizione e produzione di saperi, ma un vero e proprio luogo di formazione della persona, in cui lo stare insieme è il principale veicolo di arricchimento sociale, culturale e professionale.
Un luogo dove studiare, discutere, creare e, perché no, passare un pò di tempo libero insieme.