Un’operazione contro la Valsusa? Un’operazione contro tutti i movimenti sociali in lotta

Il 26 gennaio in tutta Italia si sono verificate 52 perquisizioni che hanno portato a 26 arresti e 16 denunce a piede libero per le mobilitazioni contro la costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione (TAV). Le accuse sono resistenza, violenza, lesioni a pubblico ufficiale e riguardano in particolare i fatti di Chiomonte del 3 luglio, quando una grandissima manifestazione si era opposta alla costruzione del “fortino”, creato per proteggere il cantiere di questa grande opera.

Ma alla popolazione della Val Susa, come a tutti noi, un modello di sviluppo incentrato su devastazione del territorio e sempre maggiori profitti per speculatori e padroni vari, non serve.

Dal 1991 in Val Susa i comitati popolari NoTav si battono contro questa linea ferroviaria sulla quale si giocano enormi interessi economici; interessi che sono in antitesi con i bisogni e le condizioni di vita reali della maggior parte della popolazione. In questo modo il capitalismo italiano cerca di rilanciare il proprio ruolo all’interno dell’UE, diventando una piattaforma di transito-merci e manodopera, e imponendo alla popolazione i costi economici, sociali, ambientali e militari dell’operazione. In Val Susa abbiamo visto una lotta partecipata, condivisa che ha travalicato i confini della valle, contribuendo a palesare i limiti di questo modello sociale.
Mentre la Tav passa sulla testa delle popolazioni, è in atto l’ulteriore  smantellamento dei diritti nel mondo del lavoro annunciato dal governo tecnico.

In questi ultimi mesi, e anni, si sono moltiplicate le lotte dei lavoratori contro la chiusura delle fabbriche, lo sfruttamento, la continua precarizzazione dei contratti di lavoro, la mercificazione dell’istruzione.

Ne sono un esempio le aziende occupate, i presidi permanenti dei lavoratori, le mobilitazioni degli studenti, o dei comitati territoriali che si oppongono a progetti di devastazione territoriale attraverso la creazione di discariche (Chiaiano) o infrastrutture (ponte sullo stretto, TEM).
All’interno di queste lotte si sono mossi fino ad oggi gli arrestati. Le misure restrittive, coadiuvate dalla spettacolarizzazione mediatica, criminalizzano le lotte cercano di isolare questi compagni dal tessuto sociale in cui sono inseriti. Ma il movimento Notav è una lotta popolare con una esperienza ventennale che attraverso un senso di partecipazione attiva alla lotta ha sviluppato dei validi anticorpi alla distinzione tra buoni e cattivi.

Le lotte di oggi, per quanto frammentarie e parziali, pongono una critica profonda al capitalismo, e rappresentano un’anticamera concreta allo sviluppo di un diverso sistema sociale. Proprio questa alternativa preoccupa la classe dirigente. Nel tentativo di riproporre lo spauracchio degli infiltrati nei movimenti sociali (siano essi terroristi o blackblock), la toga rossa Caselli ha affermato che “questo non è un attacco alla Valsusa”. Infatti non lo è. E’ un attacco contro tutti i movimenti sociali in lotta.

Libertà per tutte e tutti!

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